mercoledì 14 giugno 2017

Lo zaino è pronto, io no - Marco Lovisolo

Cari amici del web,
sono qui, un’altra volta, per parlarvi di un libro. Ok, conosco l’autore. O meglio, l’ho conosciuto prima a Milano, poi un po’ meglio a Torino. Alle fiere del libro che ormai sono tappe fisse anche per me. Ho acquistato questo libro per tre ragioni: a) lo compravano tutti, b) la copertina è carina, c) conosco Marco. Ragioni sbagliate. Lo so. Anzi, vorrei dirla tutta: mentre lo compravo ho pensato che mi sarei ritrovata a leggere una guida turistica. Una di quelle cose che io non amo molto. Perché? Perché quando vado in posti che non conosco mi piace perdermi e mi piace scoprire le cose da sola. Non mi piace fare molto la turista, piuttosto sono una persona che osserva il mondo dall'angolazione corretta.
Bene, il libro di Marco è un piccolo gioiellino che fa venire voglia di partire anche se lo zaino non è pronto. E rispecchia il mio modo di conoscere posti in cui non ho mai messo piede. Semplice, non programmato, senza le classiche guide che ti fanno vedere i posti più rinomati che, per me, nel tempo sono stati svalorizzati dal turismo e dai turisti.
Il libro di Marco è un viaggio divertente e introspettivo, che ti indica realtà, a volte anche un po’ crude e crudeli, che mai immagineresti e scopriresti in un viaggio programmato. Dico, divertente, perché lo stile di questo scrittore è ironico, ma mai offensivo e “superficiale”. Si definisce una persona dal cuore “duro”, ma non sono d’accordo. Lovisolo ha saputo cogliere valori e particolari che agli occhi di chi non ha una sensibilità particolare, sarebbero senz'altro sfuggiti. Li ha colti e li ha trasmetti alla sottoscritta. Ho pianto, dalle risate, ma anche dalla commozione.
Mi piace anche il modo in cui, ironico o meno, l’autore si è messo in discussione, auto-analizzando la sua persona, la sua personalità e il suo modo di vedere e giudicare le cose. Buffo è l’episodio in cui spiega che in un paese tanto lontano è impossibile mangiare una buona “carbonara”, per poi scoprire che questa convinzione è semplicemente superficiale e bigotta. A volte è più facile giudicarle le cose, piuttosto che viverle.
Ecco, proprio questo mi ha trasmesso Marco.
Nonostante attaccamenti, convinzioni e paure che abbiamo, nonostante la materia sconosciuta ci faccia molta paura, è importante avere coraggio e guardare il mondo, le cose o le persone che ci circondano, con gli occhi di chi le cose le vive, sulla propria pelle. E non per sentito dire.
Faccio i miei complimenti a Marco, per come è stato capace di descrivere ambientazioni, situazioni anche drammatiche, con una penna ironica, ma delicata e riflessiva nello stesso tempo. Una grande qualità che in pochi autori ho letto. Mi complimento con lui anche per aver avuto coraggio (che forse ancora io non ho) di intraprendere viaggi in solitaria. Viaggi non solo intesi come visite in posti sconosciuti, ma viaggi dell’anima, che spesso, sono quelli che temiamo di più, perché non sempre è tutto così bello che quello che scopriamo di noi, ma è intelligente, scoprirlo e migliorarlo.
Consiglio davvero di leggerlo a tutti, vi commuoverà, vi farà divertire, vi farà riflettere e vi insegnerà che i viaggi sono un’interminabile fonte di emozioni, scoperte e informazioni. Credo che Marco nelle sue lunghe camminate e insolite avventure, sia tornato a casa in mutande, ma con un tesoro prezioso di cui camperà sempre di rendita.
Aspetto il prossimo, mi è dispiaciuto chiuderlo oggi.
PS: è un libro estremamente sincero, ho apprezzato moltissimo anche questo.

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