lunedì 18 maggio 2020

Intervista - Marina Cappelli


1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Sinceramente non lo so, forse per resettare il cervello da tutte le idee che si affollavano e che a un certo punto mi prendevano troppo spazio! Una sola immagine no. Qualsiasi cosa è capace di scatenare una reazione a catena che mi conduca alla stesura di un libro. 
2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
Il mio rapporto con la scrittura non è mai cambiato, adoro scrivere, modificare, inventare e anche confrontarmi. Forse più che con la scrittura è cambiato il mio rapporto con la grammatica: ricercando sempre la perfezione credo a tratti di odiarla per non riuscire a starle dietro. Neanche il significato dello scrivere è cambiato, era una valvola di sfogo ieri e, per buona sostanza, lo è anche oggi, diventando una passione. La passione è rimasta, forse ho perduto un po’ del tempo a disposizione per poter scrivere, crescere due figli da sola porta via molto tempo e più che crescono, più tempo ti prendono, ma dal riuscire a scrivere si ha sempre tutto da guadagnare. 
3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Io scrivo per tutti, finora ho spaziato tra i generi e intenderei continuare a farlo, ma resta fermo il fatto che alcuni dei miei libri non li consiglierei a un pubblico troppo giovane. 
4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
La letteratura da sempre rispecchia il periodo storico che la circonda. Ovviamente ci sono opere legate al nostro passato, al presente e alcune al futuro. Quest’ultime sono spesso e volentieri molto curiose, ma in nessuna ho mai visto un completo distacco dall’educazione e dalle tendenze socio culturali ricevute dall’autore durante la propria vita. Io non faccio eccezione. Un esempio? Penso non sia difficile evincere se io sia una credente oppure no, leggendo un mio libro, come non penso sarà difficile capire se abbia o no rispetto per le persone che non condivido.
5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Il mio motto è, e sempre sarà, “non si può scrivere se non si legge”. Seguendo questo principio ho imparato cose, accettato errori, scoperto falle altrui. Leggendo e confrontandosi s’impara l’umiltà di scoprirsi a volte mediocri, ma anche la cruda verità che spesso più di lì non puoi andare. Io per fortuna non mi sono mai arresa e sono convinta che solo perseverando senza farsi sopraffare dall’invidia si riesca a trarre il meglio per noi stessi da certi confronti. Le fiere sono una buona occasione per confrontarsi non soltanto con gli altri scrittori, ma soprattutto con coloro che leggono. C’è un sano e diretto rapporto mentre ti ascoltano e credo che ciò serva più a me che a loro. Ho imparato moltissimo dal confronto con i lettori, ho capito che poche parole ma incisive valgono più di una spiegazione dettagliata, atta a convincere l’acquisto. Ho anche capito che le copertine hanno il suo fascino. Il connubio tra copertina accattivante e spiegazione concisa e schietta è quasi sempre vincente. Le fiere servono anche per ritrovare coloro che hanno acquistato i tuoi lavori e qui il dialogo può proseguire con le loro impressioni sul libro che hanno letto.    
6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Ve ne sono parecchi e tutti autori di generi diversi tra loro, nonostante prediliga la fantascienza, quella dello scorso cinquantennio, i Classici Urania, per capirsi. A un autore ci si arriva in vari modi: “obbligati” dal professore di italiano a scuola, consigliati da un conoscente, girellando per le fiere, mercatini, librerie, la famosa copertina accattivante che attira la nostra attenzione. Ho sempre letto di tutto, benché non tutto mi sia sempre piaciuto, ma tutti nessuno escluso hanno contribuito alla mia formazione.
7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Mi sono ritrovata a pubblicare in un periodo in cui ormai avevo una famiglia, dei figli da crescere e un divorzio fresco di sentenza, purtroppo non ho mai avuto il tempo che avrei voluto dedicare ai ritrovi letterari. Per fortuna c’è internet, ma non credo sia la stessa cosa dei vecchi cari circoli letterari, o caffè letterari. Però devo ammettere che in un periodo di chiusura sociale a livello fisico, come questo degli ultimi mesi, internet abbia avuto il suo perché.
8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
Oggi riusciamo a scrivere tutti e con un po’ di coraggio, anche a pubblicare. Non è la Letteratura ad aver subito grossi cambiamenti, ma proprio il modo di fare editoria. Proprio per il fatto che tutti riusciamo a scrivere, c’è un aumento di scrittori esordienti e le Case Editrici non possono star dietro a tutti i manoscritti che arrivano alle loro redazioni. E per Case Editrici intendo quelle grosse, quelle che pubblicano perché credono nel lavoro che hai fatto e non quelle piccole a pagamento. Non ci sono mancanze sostanziali, anzi, se ci guardiamo in giro ci sono libri di esordienti, selfpublisher o indipendenti, piuttosto validi, solo che non li troviamo nelle librerie, ma alle fiere di cui abbiamo parlato prima, o su internet. Le Case Editrici seguono l’andamento di questi autori, controllano l’indice di gradimento e solo in caso di visualizzazioni consistenti contattano. Wattpad è una piattaforma di lancio che ad alcuni ha fatto comodo. L’invio dei manoscritti è roba passata, rispondono solo le Case Editrici piccole che a parer mio hanno la stessa rilevanza, se non minore, di una pubblicazione indipendente con alle spalle una buona Agenzia editoriale che corregge e aiuta nella pubblicazione. 
9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Assurdo Universo, di Fredric Brown
Profezia Finale, di Chris Kuzneski
Mount Dragon, di Douglas Preston & Lincoln Child
ma chiedermene tre mi limita parecchio. Ne avrei da consigliare, anche tra gli esordienti.
10. Ci lasci i suoi contatti per favore.
Instagram: marinacappelli_author
Facebook: https://www.facebook.com/MarinaCappelliOfficialPage/
https://www.facebook.com/marinacappelli.55
sito (in allestimento): http://www.marinacappelli.com/ 
email: nowablu@gmail.com

Intervista a Chiara di Libri e segreti




1) Quali sono le caratteristiche principali che un libro deve avere per colpire la sua attenzione?

Già solo prima di iniziarlo, una trama coinvolgente e che stuzzichi la mia curiosità. Anche una bella cover non fa male, ma non è indispensabile, non ho mai giudicato troppo un libro dalla copertina. Sono pochi i libri che non mi piacciono, ma per amarlo proprio allora un libro deve avere una caratteristica fondamentale: coinvolgermi cuore e mente. Deve tenermi incollata alle pagine, farmi vivere le stesse emozioni degli altri libri ma con mille sfaccettature diverse, e soprattutto deve esserci una storia dietro, articolata possibilmente, che mi faccia agognare di arrivare all’ultima pagina, e che veda una crescita emotiva dei personaggi.

2) Se e in che modo è cambiato il suo modo di leggere negli ultimi anni?

È molto cambiato, anche solo per la quantità di letture. Leggendo tanti libri sono diventata molto esigente, mi piacciono quelli che molti definirebbero “mattoni emotivi”, anche se ovviamente dipende dal momento in cui mi metto a leggere. Quando ero più giovane non facevo molto caso magari ai messaggi dei libri, mi fermavo alla trama, se mi coinvolgeva o meno la storia. Ora non riesco a leggere un libro senza trovarci dietro qualche tema o morale. Riesco sempre a trovare qualche aspetto positivo dei libri, e quando raramente non ci riesco, è perché magari non mi hanno trasmesso proprio niente o è una storia fine a se stessa.

3) Ci parli della sua formazione culturale, il suo percorso fra gli autori e le letture.

Non ho avuto una formazione prettamente classica, anzi, ma la letteratura mi è sempre piaciuta. Penso fossi una delle poche ad amare Dante e Manzoni al liceo, e mi sono sempre trovata molto bene con il pensiero dei vecchi maestri. Nel corso degli anni ho fatto un po’ di autodidattica, non studiando sui manuali, ma direttamente sul campo, leggendo e immergendomi nelle menti geniali di molti autori del passato, passando da autori italiani a stranieri, di varie epoche diverse.

4) Quale pensa che sia il ruolo di un blogger oggi? Crede che influenzi i lettori nella scelta delle loro letture o possa danneggiare gli autori?

Sicuramente diffondere “il verbo”, far conoscere ai propri lettori nuove uscite, nuovi libri, o anche nuovi punti di vista. Sicuramente può capitare che un lettore legga una recensione, gli piaccia e acquisti il libro, quindi sì, ma non credo che influenzare sia il termine corretto. Penso che il blogger incuriosisca il lettore a tal punto da fargli prendere in considerazione delle nuove letture, magari anche totalmente differenti dal proprio gusto. Quello che suggerisco sempre ai lettori è di cercare un blog in cui i recensori abbiano dei gusti affini ai loro, sicuramente ha molte probabilità di trovarsi bene e scovare una lettura piacevole o interessante.
Per quanto riguarda gli autori: no. Il panorama è vario, lettori ce ne sono tanti, e noi blogger non abbiamo la verità in tasca. Alcuni lettori condividono i nostri pensieri ma altri no, e per fortuna, altrimenti sarebbe tutto molto noioso, non credi? Il lettore è intelligente e questo lo sa, sa bene che noi forniamo pareri totalmente soggettivi, e che una recensione sia negativa oppure no, bisogna sempre tenere a mente questo. 


5) Ha avuto un modello di riferimento a cui si è ispirata per cominciare la sua carriera di blogger? Nel tempo ha apportato delle modifiche che hanno reso la sua firma inconfondibile?

Decisamente no; ho aperto il blog quasi per caso e mi sono ritrovata in un mondo tutto nuovo a me completamente sconosciuto. Andando avanti con l’esperienza e iniziando a seguire altri blog mi sono ispirata sia per la struttura delle recensioni, sia per il cambio di piattaforma, la parte estetica diciamo.
Non credo di avere una firma inconfondibile, se proprio devo pensare a una caratteristica comune a tutti i miei articoli da circa un anno a questa parte, mi viene in mente la creazione dei banner per la copertina delle recensioni. Ho imparato piano piano – con fatica e tartassando le amiche per le spiegazioni – a usare photoshop, e da quel momento mi sforzo di crearne sempre di diverse, a volte fallendo miseramente, ma l’importante è provare.

6) Qual è la parte più difficile del suo impegno di blogger? E la più frustrante e/o noiosa?

La parte più difficile direi riuscire a scrivere recensioni che non siano sempre uguali, cercando di metterci anche qualcosa di personale, di variare la struttura. A volte è difficile riuscire a scrivere delle recensioni negative, in primo luogo perché bisogna destreggiarsi in modo tale da non offendere nessuno, ma anche perché non mi piace scrivere semplicemente sì mi è piaciuto o no non mi è piaciuto, cerco sempre di spiegare il perché, ma a volte per farlo bisogna rivelare dettagli del libro che potrebbero essere considerati spoiler.
Per quanto riguarda la più noiosa, è facile: le segnalazioni. Mi annoiano davvero molto, più che altro perché è un procedimento tutto uguale.
Per quanto riguarda la parte frustrante: direi non veder riconosciuto il mio lavoro e impegno. Molte volte gli autori che chiedono segnalazioni o recensioni poi non si disturbano nemmeno a lasciare un like o commento all’articolo, e a volte nemmeno alla pagina del blog. E a volte vale anche per le case editrici. Ci sono poi quelli che ahimè non leggono il regolamento, se ne escono con: “seguo il tuo blog, mi piace moltissimo, vorrei proporti il mio libro da recensire.” E allora poi la domanda sorge spontanea: ma se segui il mio blog non hai visto scritto dappertutto grande come una casa che non accetto richieste di questo tipo da mesi?

7) Quali autori del passato ha amato? Quali pensa che oggi incontrerebbero difficoltà a essere pubblicati, e perché?

Oh, ce ne sono davvero molti: Dumas, Wilde, Austen, C. Brontë... Stiamo affrontando un fenomeno culturale che vede in parte la sovrapubblicazione dei libri. Da circa 10 anni, se non ricordo male, ci si può autopubblicare, quindi se il numero di lettori è rimasto più o meno lo stesso, questo non si può dire di quello degli autori. In un panorama che vede una così ampia scelta, credo che bene o male avrebbero tutti delle difficoltà, anche perché molto dipende dal genere che tira di più in quel momento.

8) In che modo è cambiato il modo di leggere? Secondo lei cosa cercano oggi i lettori in un libro?

Penso che dipenda dal percorso e dalla percezione di ognuno di noi. Sicuramente la vita di oggi è molto frenetica, a volte piena di problemi, quindi oltre a leggere per evadere o vivere altre vite, magari alcuni cercano spensieratezza o una risata, o semplicemente la possibilità di vivere attraverso altri esperienze ed emozioni tutte nuove.

9) Molti ritengono che il blogging sia un lavoro, mentre altri no. Lei cosa ne pensa?

È decisamente un lavoro e non retribuito per la maggior parte. Programmare articoli, curare la parte grafica, leggere libri e scrivere recensioni fatte bene, che dicano un po’ più delle classiche informazioni (bello, brutto ecc.), e poi condividere sui vari social richiede tempo. Purtroppo ho riscontrato la tendenza a non considerarlo un lavoro da parte di persone che non capiscono l’impegno che c’è dietro, che non l’hanno mai fatto, oppure, brutto a dirsi ma è così, da autori che non hanno ricevuto le classiche 5 stelline.

10) cosa significa essere un blogger e perché la decisione di farlo? (Domanda solo per i blogger)

Personalmente, non l’ho deciso, mi è capitato. Avevo aperto un forum con cui condividere la mia passione per la lettura con altri lettori come me, ma anche per fare amicizia. Il progetto non è decollato molto bene, forse si potrebbe dire perché il forum è un precursore dei social. Considerando anche il fatto che non sono mai stata molto tecnologica o patita di social, quando un’autrice mi ha scritto all’email del forum per chiedere una recensione, inviandomi addirittura il file, sono completamente caduta dalle nuvole. Non sapevo proprio dell’esistenza di questa pratica, del blogging strettamente connesso ai social; un mondo totalmente nuovo, come ho scritto prima. Da lì in poi è stato un percorso naturale, ho imparato piano piano, e sono andata avanti. Cosa significa quindi essere un blogger? Non posso certo parlare per altri, per me: vivere costantemente nella mia passione, con tutti i pro e i contro che questo comporta.

domenica 17 maggio 2020

Intervista a Catherine BC

1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Fin da ragazzina sono sempre stata attratta dall’atto romantico e possente dello scrivere, trasmettere le emozioni, avvolgere il lettore in una spirale di sensazioni tale da fargli credere di vivere in prima persona la storia, scivolando da una pagina all’altra. Nel tempo, ho coltivato questa mia passione fino a arrivare al confronto con un pubblico vasto circa un decennio fa. Da allora ho collaborato con piccole e grande CE e ho pubblicato grazie al Self Publishing.
2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
In questi anni sono cambiate molte cose perché, in sostanza, io sono cambiata. All’inizio ero molto più romantica e fantasiosa e tutto si rifletteva in uno stile ampolloso e avvolgente, quasi burroso. Ora, dopo che la vita mi ha dato qualche batosta, sono molto più pragmatica, molto più diretta e il mio stile è diventato via via più lineare. Di sicuro, ci ho guadagnato in organizzazione e meticolosità, cercando di offrire al lettore uno spaccato d’anima sì, ma anche un buon lavoro da ogni altro punto di vista.
3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Quando scrivo penso a un pubblico che ha ancora voglia di sognare, che cerca in un romanzo una vasta gamma di emozioni che lo faccia estraniare per qualche ora dalla realtà che vive e che magari offra quel lieto fine che la vita spesso nega.
4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
L’influenza della società attuale con i suoi paradigmi sociali e culturali sulla scrittura è innegabile. Anche i romanzi, come altro, sono frutto del loro tempo. Spesso vengono concepiti fin dall’inizio per seguire una certa tendenza del momento e soddisfare una certa fetta di pubblico ben inquadrata dal marketing, ma, per quanto mi riguarda, non ho mai seguito alcuna moda nello stilare un romanzo. Ho sempre dato ascolto al mio cuore e al mio istinto, elementi preponderanti nella mia scrittura. Non credo sarei capace di confezionare un prodotto su “ordinazione”.
5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Il confronto è sempre importante sotto ogni aspetto. Non si è mai autoreferenziali, tanto meno nella scrittura. Si ha sempre da imparare e farlo avendo la possibilità di scambiare idee con altri autori è una grande occasione. Personalmente, non ho fatto molte fiere, giusto un paio come autrice: il FRI a Milano e la prima fiera del Libro a Modena, entrambe lo scorso anno. Quest’anno c’erano in previsione il SalTo e la seconda edizione del FRI, ma sappiamo com’è la situazione. In ogni caso, soprattutto a Milano, l’impatto è stato forte e meraviglioso dal punto di vista delle relazioni, sia con i colleghi autori che con le lettrici. Qualcosa di veramente arricchente che mi ha dato carica ed entusiasmo, oltre che nuove idee e nuovi spunti.
6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a credo sia una delle cose migliori d loro?
La mia formazione è stata quasi classica dal punto di vista scolastico. Lascio il quasi perché il mio professore ha preferito tralasciare la Bronte per dare spazio a Poe…e ho detto tutto. Per quanto riguarda il mio genere preferito, il romance, credo di dover ringraziare Paullina Simons e Diana Gabaldon che con Il cavaliere d’inverno e la serie Outlander mi hanno aperto un mondo. Senza dimenticare, poi, la SEP che, usando lo stesso schema elementare di base, riesce ogni volta a tirare fuori dal cilindro romanzi bellissimi.
7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Io cerco sempre un confronto costruttivo, ma non mi sono mai piegata alla logica poco pulita di alcuni gruppetti sotterranei che tutti sappiamo esistere. Non ci guadagnerò in fama, magari, ma di certo in dignità sì. Per il resto, quando il confronto è onesto, scambievole, anche divertente magari perché fatto in determinate occasioni, cercato, interiorizzato penso sia una delle cose migliori che il mondo letterario possa offrire.
8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
Ci sono sempre fioriture interessanti, talvolta però circondate da tanta mediocrità. Il tutto perché l’aspetto economico è diventato preponderante, più che in passato. Le CE sono aziende a tutti gli effetti e devono produrre un utile, si sa, ma in alcuni casi questo aspetto è diventato così imperante da alienare i contenuti e le persone, da uniformarle fino a appiattirle. 
9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Il cavaliere d’inverno della Simons, La straniera della Gabaldon e Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (non si può dire di amare la lettura senza aver letto la Christie!)
10. Ci lasci i suoi contatti per favore.
Volentieri!
Katy Policante (Catherine BC)
katypol@libero.it
3398594074

Intervista Eliana. M. Ruggiero - Scrittrice

1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Dico sempre che scrivo per necessità, per il bisogno di liberare la mente da tutti quei sogni che la affollano di continuo. Non ho un'immagine e un momento preciso, perché scrivo da sempre, ma la volontà di diventare scrittrice è nata solo di recente, nel 2017, quando ho preso consapevolezza della mia capacità di costruire una storia anche complessa come un thriller.

2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
Il rapporto con la scrittura è cambiato moltissimo nel tempo. La prima forma di scrittura di cui ho memoria è una fanfiction su un cartone animato, allora in voga, quando io avevo dieci o undici anni. È iniziata così, con il desiderio di dare un seguito a quelle storie che mi avevano appassionata lasciandomi il bisogno di creare un finale diverso. Il grande cambiamento però è avvenuto solo di recente, nel 2018, quando ho deciso di scrivere il mio primo originale. Non sapevo neanche io cosa ne sarebbe venuto fuori perché si trattava di creare tutto. Ero solo entrata da lettrice nel mondo dei romanzi gay che mi avevano appassionata, e decisi di scrivere una storia che raccontasse un percorso di coming out, che mi appartiene, ma che non fosse autobiografico, come già avevo fatto nel 2007. Da quel momento in poi, da novembre 2018, è stato come un fiume in piena e dalla mia testa sono nati tre romance, due thriller e un urban fantasy, tutti con protagonisti gay, più uno in scrittura ora. Nel tempo è maturato molto il mio stile e, anche se ancora tutto migliorabile, posso dire d'aver perso quella insicurezza di un tempo e aver guadagnato finalmente a 53 anni la certezza che questo è ciò che so fare e che voglio fare.

3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Di sicuro il mio pubblico ideale ha una mente aperta, magari già appassionato di storie a tematica gay, non si accontenta di storie puramente erotiche, perché le mie non lo sono mai pur non mancando le scene di sesso, e ama storie complesse su più piani. Quando scrivo penso a me come lettrice, a quello che io stessa vorrei trovare in un libro.
4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
La relazione con società e cultura nelle mie storie è strettissima, anche nell'urban fantasy è stato così. Che siano romance puri o thriller o altro, tratto sempre argomenti particolari e attuali: coming out, bullismo, discriminazione, agorafobia, male di vivere, alcolismo e droga, abusi, follia omicida, brama di potere e controllo.  Ciò che accomuna tutte le mie storie è un percorso di crescita personale fortemente legato alla realtà in cui i personaggi vivono.

5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Ciò che ha molto influenzato la mia scrittura degli ultimi anni sono gli incontri virtuali con molti scrittori emergenti, che mi hanno fatto scoprire un mondo di bravi autori. Grazie a questi gruppi su Facebook, inizialmente da me frequentati quando scrivevo solo fanfiction su Sherlock Holmes, ho conosciuto il mondo dei romanzi gay. Ho partecipato a una sola fiera l'anno scorso con le bravissime autrici Annalisa Mantovani e Gioia De Bonis ed è stata un'esperienza esaltante, che mi ha donato molto in termini di supporto morale ed entusiasmo.

6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Sono una lettrice compulsiva da sempre, e le influenze sono molte. Gli autori che maggiormente mi hanno influenzata sono tre, e mi sono stati tutti suggeriti la prima volta dalla mia compagna, che ama il genere noir e thriller. Ho sentito forte l'influenza di Maurizio De Giovanni, per l'approfondimento psicologico dei personaggi e il dramma, malessere e follia che porta qualcuno a un omicidio. Per i thriller di certo sento molto l'influenza di Preston e Child, che mi hanno ispirata per lo stile e il ritmo della narrazione. E poi c'è lui, il Maestro. S. King, che mi ha insegnato a rendere la mostruosità non di un demone, ma degli esseri umani stessi, attraverso una perenne lotta tra bene e male dove nessuno è esente da cadute ed errori.

7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Il mio rapporto è puramente virtuale, e credo anche che sia il tipo di futuro che attende anche la letteratura. I tempi dei salotti letterari stanno credo per scomparire, e comunque sono destinati a piccole e strettissime cerche autoreferenziali.

8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
Purtroppo la letteratura in genere in Italia ha fortissime carenze. Da una parte case editrici big che comandano, ma non puntano mai realmente su scrittori emergenti e anche su nuove tematiche, dall'altra il mondo del self-publishing che se da un lato sta dando voce a tanti bravi emergenti e creando un vero e proprio mercato, dall'altro, a causa di alcuni lavori mediocri, è visto come il male assoluto. Ma se le cose non cambieranno, le case editrici non potranno sopravvivere e credo che il self-publishing diventerà sempre più il mezzo più valido di molti scrittori.

9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Tre libri soli è indecente, troppi ce ne sarebbero, ma ci provo con i primi che mi vengono ora in mente: "Memorie di una Geisha" di A. Golden; "Per mano mia" di M. De Giovanni; "Medicus" di Noah Gordon.

10. Contatti:
Liena67 per instagram Liena67.autrice per facebook

Intervista - Annalisa Mantovani - scrittrice




1.      Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Fin dai primi ricordi che posso richiamare, ho inventato storie. Sui cartoni animati che vedevo, su quello che mi leggeva mia madre, su tutto. Imparare a scrivere a sette anni mi ha dato mdo di riportare le mie storie su carta, tutto qui. Scrivo da sempre, e leggo da sempre. Il momento preciso in cui ho deciso di VOLER diventare una scrittrice, invece, è stato esattamente tre anni fa. Dopo aver perso l’ennesimo lavoro precario, ho deciso che avrei fatto della mia grande passione il mio mestiere.
2.      Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
Scrivere è sempre stato una necessità per me. Liberare la mente dalle storie che la affollano, un modo per sfogare quelli che io chiamo “Rigurgiti di fantasia”, e questo non è cambiato. E’ rimasta la passione, l’amore per la scrittura, quello sì. Ho perduto tanti vizi di forma che all’inizio la rendevano poco scorrevole, e ne ho guadagnato in tecnica, e sicuramente in pazienza.
3.      Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Il mio pubblico ideale? Tutte le età e tutti i generi. Credo che l’unico requisito necessario sia l’immaginazione, per leggere le mie storie. E l’apertura mentale per capire che l’amore è amore, in qualsiasi forma si presenti.
4.      Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
La scrittura per la società è importantissima. E’ essenziale. E’ attraverso la scrittura e la lettura che si forma il libero pensiero, che si impara a ragionare con la propria testa e a sviluppare l’autocritica. Nei miei libri parlo spesso di temi sociali importanti, specialmente riguardanti il mondo LGBTQ+. Cerco di sensibilizzare il lettore, anche attraverso il fantasy, all’accettazione del diverso, a cosa possono portare razzismo, xenofobia e omotransfobia, a cosa vivono tutti i giorni queste persone, sin dall’adolescenza.
5.      In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Amo profondamente confrontarmi con altri che fanno il mio stesso mestiere, mettere a confronto gli stili, l’inventiva, i temi dei nostri romanzi. Fiera, per il momento, ne ho fatta solo una molto piccola, ma mi è servita molto per stringere ancora di più il rapporto di amcizia con due scrittrici in particolare, due Amiche con la A maiuscola (Gioia De Bonis ed Eliana Matania Ruggiero). Sono occasion divertenti, istruttive e, benchè non eccessivamente remunerative, sono preziose opportunità di incontro con altri autori e con i lettori, anche se io sono molto timida e non so mai reagire ai complimenti!
6.      Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Se devo parlare d autori che mi hanno formata e trasformata, devo inserire sicuramente Stoker, Tolkien e Poe. Sono letterariamente un’onnivora, leggo di tutto e su tutto, anche le etichette dei detersivi, e sono cresciuta in una famigla di Bookworms terribili. In casa mia c’era magari poco da mangiare, ma c’erano libri ovunque, bastava sceglierli dallo scaffale e aprirli. Mio padre e mia madre non hanno mai messo limiti alla mia fantasia e a quel che volevo leggere, piuttosto si sedevano accanto a me per spiegarmi cose che non capivo. Così mi sono ritrovata a leggere molto e molto presto, a ri-leggere diversi romanzi anche a seconda dei vari stadi di crescita, e sono arrivata ai libri più disparati proprio nel momento in cui ne sentivo la necessità.
7.      Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Con il mondo letterario ho un rapporto un po’ conflittuale. Molti autori non hanno più l’umiltà necessaria al dialogo, di questi tempi, e le case editrici, specialmente quelle più grosse, forzano spesso edizioni di testi (romanzi in particolar modo) che non sempre hanno un vero riscontro nei gusti dei lettori. C’è una grande domanda là fuori, che solo il Self-Publishing sta esaudendo, e alla quale si dovrebbe dare una risposta più concreta.
8.      In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
Gli autori Fantasy italiani sono delle vere fucine creative. Si dovrebbe dare loro molto più credito.
9.      E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Sicuramente Il Silmarillion e Il Signore degli Anelli di Tolkien. Sono la base della fantasia e della creatività. E per sceglierne un terzo direi L’arte della Guerra di Tzu Sun. E’ un libro che tutti dovrebbero leggere, almeno una volta nella vita.
10.  Ci lasci i suoi contatti per favore.

Intervista a Mattia Campitiello - Autore fantasy

Mattia Campitiello
Titolo: La Forma Delle Nuvole
Genere: Urban Fantasy
Prezzo Pieno: 9.99
Prezzo Fiera: 5.00



Intervista scritta per autori:
1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?

Ho sempre scritto, probabilmente ho iniziato per curiosità e lentamente il bisogno di scrivere e di condividere le idee che avevo in testa è diventato troppo forte per essere represso. L’immagine che mi ricollega al momento in cui ho deciso di scrivere è quella di un ragazzo chiuso nella su cameretta, con un foglio e una penna in mano, intento a buttar giù la sceneggiatura di un libro fantasy.

2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?

Forse all’inizio era un rapporto più di amore e odio, ora è una delle poche cose mi rilassa e mi fa stare bene ogni volta. Da allora sono sicuramente rimaste le idee, a volte strampalate,oltre alla passione ovviamente. Nel corso del tempo ho guadagnato più fiducia in me stesso e nelle mie capacità

3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?

L’obiettivo sarebbe quello di arrivare a tutti, ma capisco che non è possibile. Cerco di rivolgermi a tutte quelle persone che vogliono riflettere e che per qualche ora hanno bisogno di estraniarsi dalla vita reale

4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?

Sicuramente il mio percorso di studi in Psicologia influisce molto su i miei scritti, alcune teorie traspaiono in quello che dicono e fanno i miei personaggi, e questo vale per tutto anche per le mie idee e convenzioni sociali.
5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.

Pur essendo entrato in questo ambito da poco ho avuto già modo di conoscere altri autori e autrici, certamente lo scambio di esperienze e di giudizi aiuta molto a migliorare e a capire dove si può far meglio. Ho partecipato solo ad una fiera, come ospite, poco dopo l’uscita del mio libro ed è stata un esperienza straordinaria che mi auguro di poter ripetere presto.
6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?

Due in particolare, entrambi inglesi, Tolkien e Milton.

7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?

È difficile pensare che in seguito alle trasformazioni della società, il mondo letterario potesse rimanere lo stesso del passato. Forse adesso è più complicato incontrarsi e aver il tempo e il modo di condividere opinioni con gli altri autori, questo perché sono solo in pochi a poterlo fare come lavoro a tempo a pieno. Esistono ancora però dei luoghi dove è possibile, associazioni culturali e biblioteche sono ancora un grande punto di riferimento del settore.
8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?

Autori contemporanei di ottimo livello ce ne sono e sono anche molti, il problema è la diffusione della letteratura nel nostro paese che, troppo spesso, viene messa in secondo piano. Bisognerebbe favorire la diffusione e la promozione di giovani autori senza pensare troppo al guadagno economico, ne guadagneremo tutti.
9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?

Il Signore Degli Anelli di Tolkien
Paradiso Perduto di Milton
Flashforward di Sawyer

10. Ci lasci i suoi contatti per favore.

Mail: mattia.campitiello@gmail.com
facebook: Mattia Campitiello Scrittore
Istagram: Mattiacampit

sabato 16 maggio 2020

Intervista - Daniele Conti - Scrittore


1 – Perché hai cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di diventare scrittrice?

La scrittura, (così come la lettura), sono state sempre presenti nella mia famiglia e anche in me di conseguenza.
Probabilmente la vena di scrittore, mi è venuta dopo aver letto buona parte dei gialli di Agatha Christie; e in parte ai miei viaggi. (con i genitori prima, e dopo da solo)

2 – Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto? Cos’ha perduto? E cosa ci ha guadagnato?

Dal mio punto di vista, non è cambiato molto. Era un divertimento prima, e lo è anche adesso. Se uno si diverte a fare ciò che gli piace, non sente ne fatica ne stress. Forse il cambiamento è nel modo di scrivere. Venti anni fa, avevo un tipo di approccio, adesso spero di essere  migliorato. Perduto…. Qualche ora di sonno e una persona importantissima. Guadagnato… la mia accresciuta autostima e una diversa percezione della vita.

3 – Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?


Il mio pubblico ideale, è chiunque voglia dedicare il suo tempo a leggere i miei libri. (specialmente chi li apprezza.)
Penso sempre a me stesso. Se la trama la trovo interessante, allora credo di aver fatto un buon lavoro..poi, ovviamente sono i lettori che giudicheranno.

4 – Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?

Credo che ogni tipo di società, influenzi molteplici aspetti del tempo in cui si sviluppa. La scrittura non fa eccezione. Quindi si. La società influenza il modo di scrivere sia socialmente che politicamente…( basta pensare al politically correct). Per quanto riguarda me, cerco sempre di mantenere uno stile sobrio, che non risenta degli influssi della società odierna..( anche se nell'ultimo romanzo non posso dire di non aver passato un po’ il segno.)

5 – In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.


Le fiere sono state una vera scoperta per me. Avevo paura la prima volta, e si trattava di Lucca Comics..( quindi qualcosa di grosso). Il rapportarmi con gli altri autori, mi ha fatto scoprire nuovi modi di pensare, di scrivere, e mi ha dato anche modo di liberarmi (in parte), della timidezza.

6 – Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?

Gli autori che mi hanno formato di più, sono senza dubbio Clive Cussler e James Rollins. Soprattutto Rollins, che ha un modo diretto di scrivere i suoi  romanzi. Come ci sono arrivato?...leggendoli per pura curiosità. Leggo di tutto.

7 – Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?

Esiste eccome! Sono del parere che ogni volta che ci si confronta con un altro autore, si possono trarre dei benefici o meno. E’ sempre un terreno di incontro/ scontro. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni autore, è prima di tutto un uomo/donna, con un proprio passato e un’esperienza diversa dalla nostra. Sta a noi capire dove si impara o meno, dal confronto.


8 – In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?

Rispetto al passato, la letteratura italiana ha fatto passi da gigante. Molti nuovi scrittori si sono affacciati a questo mondo, e qualcuno è riuscito a emergere. Vorrei che ci fosse più fiducia da parte delle case editrici, perché ancora troppo spesso, cerchiamo persone già formate, ma nessuno nasce scrittore o giornalista o avvocato o medico. Se non viene data possibilità di crescita, molti talenti resteranno incompiuti. In altre nazioni europee lo hanno capito. Noi in Italia continuiamo a essere lenti in tal senso.

9 – E per finire un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?


A parte la mia trilogia?...scherzo. Fragment di Warren Fahy…..Il Dio del fiume di Wilbur Smith, e Impronte degli Dei di Graham Hancock.

10 – Ci lasci i suoi contatti per favore




10) Daniele Conti . tel: 342 7379019    e mail: danieleconti341@gmail.com

Intervista a Mirko Hilbrat - Scrittore

Ciao amici del web,
lui è uno dei miei preferiti, perché la sua passione per video-giochi e anime ha influenzato molto il suo modo di scrivere e a me piace moltissimo :)





1 – Perché hai cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di diventare scrittrice?

Il romanzo che ho scritto è stato il frutto di una serie di idee nate per realizzare un’avventura per un gioco di ruolo. L’idea iniziale si è poi espansa, con l’intenzione di realizzarne un fumetto ed infine si è concretizzata nel romanzo che ho scritto. Non ci sono immagini a cui lego questo evento, semplicemente perché NON ho mai deciso di diventare scrittore (e penso che l’aver scritto due libri non faccia ancora di me uno scrittore) semplicemente ho scritto due romanzi nella speranza di riuscire a completare l’intera saga… magari, in futuro, a saga ultimata… potrei rispondere alla domanda.

2 – Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto? Cos’ha perduto? E cosa ci ha guadagnato?


Scrivere e inventare storie è sempre stato nelle mie attitudini da che io ricordi. Da bambino giocavo con i giocattoli, pupazzi, robot ecc… e anche in quelle occasioni creavo storie nelle quali questi giocattoli si muovessero. A scuola (fin dalle elementari) ho sempre avuto una particolare propensione per i temi, a maggior ragione se erano inerenti all’invenzione di storie o racconti. Diciamo che scrivere è sempre stato molto naturale per me, sono sempre stato affascinato dalla lingua italiana e determinate frasi o metodi di espressione scritti avevano un particolare impatto emotivo. Da quando ho deciso di provare a realizzare un romanzo ovviamente ho dovuto affrontare diverse realtà cui non ero avvezzo: non si tratta soltanto di saper o voler scrivere, dietro un romanzo c’è un lavoro di creazione, di sceneggiatura, di studio, di ricerca e molto altro che vanno oltre il semplice saper scrivere.

Cos’è rimasto? Ovviamente tutto quello che ogni giorno ho imparato e continuo ad imparare. Cos’ho perduto? Sicuramente (spero) tutti gli errori nei quali sono incappato e continuerò ad incappare, “perdere” l’errore vuol dire aver compreso dove si sbagliava, quindi vuol dire progredire nel modo corretto.
Cosa ho guadagnato? Fiducia e autostima nel lavoro che cerco di svolgere come autore, lettori e persone che hanno dimostrato di amare quello che avevo con fatica preparato per loro e… spero vivamente… molto altro in futuro.    

3 – Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?

Il mio romanzo è un fantasy, e tendenzialmente potrebbe essere considerato di nicchia (nonostante questa nicchia sia fortunatamente una voragine immensa). Ovviamente se non ami o conosci il genere non ti ci avvicini facilmente. Personalmente penso che il mio target ideale sia quello che ama, oltre al genere fantasy, il mondo dei fumetti, degli anime o dei videogiochi, perché io per primo sono uno di questi e nel romanzo che ho realizzato si respira una percentuale molto alta di questi metodi di intrattenimento così diversi e così intrecciati tra loro. A che lettore penso quando scrivo? Al Mirko Hilbrat adolescente, (che poi da quello attuale ha soltanto i dati anagrafici aumentati), perché penso che quello che scrivo è frutto di tutto quello che ho sempre amato leggere/vedere/giocare e di conseguenza potrebbe piacere a tutti coloro che, in qualche modo, si rispecchiano nel mio alter ego più giovane.


4 – Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?

Sinceramente è una domanda a cui non saprei dare una risposta. Mi definisco una persona molto asociale, che sta difficilmente in mezzo alle persone (soprattutto le masse) salvo se quelle rare occasioni in cui mi senta particolarmente affine alla compagnia che mi circonda. Personalmente non amo leggere storie in cui si cerca di riportare temi attuali della vita reale (diciamo che difficilmente amo leggere storie in cui l’elemento surreale sia assente) per me la lettura, o in ogni caso l’intrattenimento portato da canali come libri/serie tv/fumetti/film ecc… devono tenermi il più lontano possibile dalla vita reale. Per rispondere alla domanda potrei dire che, elementi come influenze politiche e culturali della società in cui vivo, restano deliberatamente “fuori” dal mio mondo fantastico.

5 – In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.

Dal momento in cui ho iniziato a “navigare” in questo ambiente più da vicino ho conosciuto molti autori che, auto-prodotti e non, e devo dire che personalmente ritengo che la differenza tra un autore affermato e conosciuto ed uno auto-prodotto in alcuni casi è pari a zero. Ci sono tantissimi autori che non hanno nulla da invidiare a scrittori affermati, ma qui si andrebbe a toccare altri temi che poco hanno a che fare con l’esperienza o la competenza. Questo per dire che un lettore (fortunatamente) non fa quasi più caso se quello che tiene tra le mani sia un romanzo sponsorizzato da una mastodontica CE o il frutto del lavoro di un autore solitario e auto-pubblicato, se il libro vale, regalandogli le emozioni che ricerca, lo apprezzerà nella stessa misura.
Personalmente l’incontro con altri autori è sempre costruttivo, troverai sempre quello che ti apre gli occhi su qualcosa che prima sembrava offuscato, quello che ti metterà davanti ad un errore che non pensavi di aver commesso o che elogerà qualcosa nel tuo romanzo che tu per primo nemmeno ritenevi valido. A mio avviso in questo campo non esiste (o non dovrebbe) concorrenza, anzi, se un lettore ama il romanzo di un autore, e quell’autore ha un buon parere del mio, di conseguenza quel lettore potrebbe amare anche il mio. A conti fatti se un lettore si affeziona a due autori differenti lui per primo guadagna più libri da leggere, mentre ognuno degli autori ha guadagnato un lettore in più. Nessuno perde nulla.
Le fiere sono uno degli aspetti più magici e belli che questo tipo di esperienza mi ha regalato. Faticose certo, ma di quel tipo di fatica che ti tiene sempre il sorriso sul volto stanco. L’incontro con i lettori, raccontare del proprio romanzo a chi è curioso di sapere, discutere della propria esperienza così da vicino credo sia qualcosa che non può essere descritto con le parole. Ogni fiera è una boccata di aria nuova. (peccato non avere sempre la possibilità di farne molte)  

6 – Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?

Qui si tocca un tasto particolare. Personalmente sono un lettore di genere fantasy, ma soprattutto sono un grandissimo lettore di fumetti (manga soprattutto) e, nonostante le molte letture di vari romanzi di genere non mi sento di avere un autore come punto di riferimento. Sicuramente in ogni libro/fumetto/film/serie tv/videogames vissuto ho avuto una o più fonti di ispirazione, ma è un quadro molto ampio e generico per poterlo analizzare da vicino.

7 – Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?

Non saprei, al momento mi limito a vivere in questo “mondo” durante le fiere a cui partecipo (che purtroppo non sono molte) per il resto faccio una vita e svolgo un lavoro del tutto lontani da questo ambiente.

8 – In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?

Come detto prima non sono così avvezzo e competente per poter rispondere, indubbiamente (per varie ragioni) negli ultimi anni mi sono ritrovato a leggere molti più romanzi di autori italiani auto-prodotti che altro e devo dire con grande interesse. Autori, storie, ne siamo completamente invasi, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e non penso sia un male.

9 – E per finire un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?

Ovviamente resto in tema fantasy:

La trilogia di Jay Kristoff – Nevernight
(so che mi avete chiesto tre singoli ma ritengo una trilogia come un unico grande libro)

Arthas, L’ascesa del Re dei Lich di Christie Golden (tratto dai molteplici romanzi ispirati al videogame World of Warcraft)

Darkwing di Davide Cencini (per l’appunto uno degli autori italiani auto-prodotti che più ho apprezzato.

10 – Ci lasci i suoi contatti perfavore.
Mirko Hilbrat FB – mirkohilbratautore Instagram – Mirko Hilbrat Twitter -  vorkamor@libero.it -