domenica 17 maggio 2020

Intervista Eliana. M. Ruggiero - Scrittrice

1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Dico sempre che scrivo per necessità, per il bisogno di liberare la mente da tutti quei sogni che la affollano di continuo. Non ho un'immagine e un momento preciso, perché scrivo da sempre, ma la volontà di diventare scrittrice è nata solo di recente, nel 2017, quando ho preso consapevolezza della mia capacità di costruire una storia anche complessa come un thriller.

2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
Il rapporto con la scrittura è cambiato moltissimo nel tempo. La prima forma di scrittura di cui ho memoria è una fanfiction su un cartone animato, allora in voga, quando io avevo dieci o undici anni. È iniziata così, con il desiderio di dare un seguito a quelle storie che mi avevano appassionata lasciandomi il bisogno di creare un finale diverso. Il grande cambiamento però è avvenuto solo di recente, nel 2018, quando ho deciso di scrivere il mio primo originale. Non sapevo neanche io cosa ne sarebbe venuto fuori perché si trattava di creare tutto. Ero solo entrata da lettrice nel mondo dei romanzi gay che mi avevano appassionata, e decisi di scrivere una storia che raccontasse un percorso di coming out, che mi appartiene, ma che non fosse autobiografico, come già avevo fatto nel 2007. Da quel momento in poi, da novembre 2018, è stato come un fiume in piena e dalla mia testa sono nati tre romance, due thriller e un urban fantasy, tutti con protagonisti gay, più uno in scrittura ora. Nel tempo è maturato molto il mio stile e, anche se ancora tutto migliorabile, posso dire d'aver perso quella insicurezza di un tempo e aver guadagnato finalmente a 53 anni la certezza che questo è ciò che so fare e che voglio fare.

3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Di sicuro il mio pubblico ideale ha una mente aperta, magari già appassionato di storie a tematica gay, non si accontenta di storie puramente erotiche, perché le mie non lo sono mai pur non mancando le scene di sesso, e ama storie complesse su più piani. Quando scrivo penso a me come lettrice, a quello che io stessa vorrei trovare in un libro.
4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
La relazione con società e cultura nelle mie storie è strettissima, anche nell'urban fantasy è stato così. Che siano romance puri o thriller o altro, tratto sempre argomenti particolari e attuali: coming out, bullismo, discriminazione, agorafobia, male di vivere, alcolismo e droga, abusi, follia omicida, brama di potere e controllo.  Ciò che accomuna tutte le mie storie è un percorso di crescita personale fortemente legato alla realtà in cui i personaggi vivono.

5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Ciò che ha molto influenzato la mia scrittura degli ultimi anni sono gli incontri virtuali con molti scrittori emergenti, che mi hanno fatto scoprire un mondo di bravi autori. Grazie a questi gruppi su Facebook, inizialmente da me frequentati quando scrivevo solo fanfiction su Sherlock Holmes, ho conosciuto il mondo dei romanzi gay. Ho partecipato a una sola fiera l'anno scorso con le bravissime autrici Annalisa Mantovani e Gioia De Bonis ed è stata un'esperienza esaltante, che mi ha donato molto in termini di supporto morale ed entusiasmo.

6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Sono una lettrice compulsiva da sempre, e le influenze sono molte. Gli autori che maggiormente mi hanno influenzata sono tre, e mi sono stati tutti suggeriti la prima volta dalla mia compagna, che ama il genere noir e thriller. Ho sentito forte l'influenza di Maurizio De Giovanni, per l'approfondimento psicologico dei personaggi e il dramma, malessere e follia che porta qualcuno a un omicidio. Per i thriller di certo sento molto l'influenza di Preston e Child, che mi hanno ispirata per lo stile e il ritmo della narrazione. E poi c'è lui, il Maestro. S. King, che mi ha insegnato a rendere la mostruosità non di un demone, ma degli esseri umani stessi, attraverso una perenne lotta tra bene e male dove nessuno è esente da cadute ed errori.

7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Il mio rapporto è puramente virtuale, e credo anche che sia il tipo di futuro che attende anche la letteratura. I tempi dei salotti letterari stanno credo per scomparire, e comunque sono destinati a piccole e strettissime cerche autoreferenziali.

8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
Purtroppo la letteratura in genere in Italia ha fortissime carenze. Da una parte case editrici big che comandano, ma non puntano mai realmente su scrittori emergenti e anche su nuove tematiche, dall'altra il mondo del self-publishing che se da un lato sta dando voce a tanti bravi emergenti e creando un vero e proprio mercato, dall'altro, a causa di alcuni lavori mediocri, è visto come il male assoluto. Ma se le cose non cambieranno, le case editrici non potranno sopravvivere e credo che il self-publishing diventerà sempre più il mezzo più valido di molti scrittori.

9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Tre libri soli è indecente, troppi ce ne sarebbero, ma ci provo con i primi che mi vengono ora in mente: "Memorie di una Geisha" di A. Golden; "Per mano mia" di M. De Giovanni; "Medicus" di Noah Gordon.

10. Contatti:
Liena67 per instagram Liena67.autrice per facebook

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