sabato 16 maggio 2020

Intervista- Gioia de Bonis Scrittrice

1. Perché ha cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella sua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Ho iniziato a scrivere perché avevo voglia di raccontare e raccontarmi. Avevo la necessità di mettere per scritto tutto ciò che mi passava per la mente, prima di impazzire! Ho scoperto di voler essere una scrittrice alle elementari, perché quando la mia maestra ci dava da svolgere un pensierino io buttavo giù sempre più pagine di quelle richieste. Ho avuto però il coraggio di pubblicare qualcosa di mio solo nel 2017.
2. Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi? Cos’è rimasto, cos’ha perduto, e cos’ha guadagnato?
La scrittura è stata (e sempre sarà) per me sempre un modo per fuggire dalla realtà, qualcosa che riusciva a calmarmi anche quando era impossibile. È rimasta la voglia di dire qualcosa, ho perduto qualcuno che credevo felice dei miei successi e che invece, evidentemente non lo era, ho guadagnato più sicurezza in me.
3. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Il mio pubblico ideale è quello che ha voglia di leggere una bella storia d’amore e, fondamentalmente, penso a ciò che mi piacerebbe leggere quando scrivo. Se non piace a me, difficilmente arriva fra le mani di qualcun altro.
4. Che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
La realtà, la società in ogni sua sfumatura rientra in ogni mio romanzo. Mi piace raccontare cose che ho vissuto o visto coi miei occhi, cerco sempre la realisticità. La politica? No, nei miei romanzi non la troverete mai, se ne parla già troppo! Leggere deve essere uno svago, qualcosa che ci distacchi dalla realtà e non qualcosa che ci tenga coi piedi per terra.
5. In che misura gli incontri (con altri scrittori, poeti, intellettuali) hanno influito nella sua poetica/scrittura? Ci parli anche delle fiere, per cortesia.
Grazie per la domanda! Io amo le fiere, amo incontrare i miei colleghi in giro per l’Italia. Ho partecipato al Salone del Libro, al Lucca Comics, al Romics, al Festival del Romance Italiano e al Firenze Comics. In ognuna delle fiere mi sono divertita e ho avuto la possibilità di confrontarmi con chi ha la mia stessa passione per la letteratura e per i libri. In linea di massima, dalle fiere, mi porto a casa sempre bellissimi incontri e chiacchierate, molto spesso portano a romanzi scritti a quattro mani, come quello che ho scritto con Valentina Nazio dal titolo Daemoniacus, nato a Lucca, dopo una faticosa giornata presso lo stand al Comics. Oppure, il romanzo di prossima uscita con Serena Brucculeri per la Darcy Edizioni.
6. Quali autori l’hanno formata maggiormente e com’è arrivato a loro?
Non lo so con precisione, perché leggo moltissimo, cosa che credo ogni autore dovrebbe fare, perché leggendo gli altri si impara sempre qualcosa. Le mie colleghe italiane, come anche le controparti maschili, mi hanno insegnato moltissimo. I social prima, e poi le fiere, sono stati i momenti di aggregazione tramite i quali sono arrivata a loro.
7. Che rapporto ha con il mondo letterario? Esiste ancora un luogo ideale di incontro/scontro tra autori?
Il mondo letterario è un mondo difficile, spesso si scalcia per entrarci e soprattutto per restarci, ma per quanto mi riguarda non ho mai avuto brutte esperienze. Mi piace chiacchierare, parlare di me e dei miei romanzi. Spesso i social sono un luogo ideale per incontrare chi scrive come me.
8. In che stato si trova la letteratura italiana oggi? Vede delle mancanze rispetto al passato, trova che ci siano delle fioriture interessanti?
La letteratura italiana, sebbene molti dicano il contrario, è in fiore. I romanzi, fortunatamente, non smettono di circolare, anche grazie agli ebook che rendono fruibile a tutti la lettura. Abbiamo, inoltre, una varietà assurda di generi che vanno dal fantasy al romance contemporaneo, passando dal thriller al giallo. Non vedo mancanze, vedo abbondanza, basta soltanto guardare attentamente, e non solo verso le grandi realtà editoriali, ma anche e soprattutto alle piccole case editrici e al mondo del self publishing.
9. E per finire, un gioco: se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
Non mi sento di fare tre titoli, ma solo di dire: LEGGETE ITALIANO.
10. Ci lasci i suoi contatti per favore.
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