oggi ho deciso di parlarvi di un
ragazzo che ho avuto il piacere di conoscere in uno dei locali più rinomati
della zona in cui vivo, parleremo di Alessandro Cives, al quale, presto vorrei
dedicare anche un’intervista.
Quando l’ho visto per la prima
volta, mi ha ricordato molto Battisti, non tanto per il suo stile musicale, ma
per la folta chioma che lo distingue in mezzo alla massa.
Questo però è solo un piccolo
aneddoto tra me e lui, perché quello che veramente rende speciale questo
artista poliedrico, è che canta “così come viene”.
Foto di Concesion Gioviale |
Perché è di questo che si tratta
: di spontaneità, di semplicità, di una musica che racconta piccoli episodi di
personali di vita vissuta, non costruita, pur essendoci molti riferimenti
culturali, come sottolineava in un live la fotografa Lilly Vigna, in particolar
modo nella canzone “Gozzilla”.
Altra particolarità del primo
lavoro ufficiale di Cives , “Rose Celesti” ( autoprodotto nel 2008 e poi
riedito da un’etichetta discografica: Terre Sommerse), è che questi fiori,
compaiono in quasi tutti i suoi brani, ero molto incuriosita di scoprire il perché,
se fosse un caso, oppure una cosa voluta e ho trovato una spiegazione, man mano
che ascoltavo i brani.
Quanti di noi hanno mai visto una
rosa celeste? Forse ne abbiamo sentito parlare ne “La divina commedia”, la Rosa
Candita dove Dante decise di far sedere le anime destinate al paradiso, una
sorta di anfiteatro con i sedili a forma di rosa.
Le rose celesti, in natura non
dovrebbero esistere, sono “fuori dal comune”, non “normali”, esattamente come i
personaggi che descrive Cives nei brani del suo primo cd, persone che hanno
superato il propri limiti, considerate pazze, dalla gente comune.
Ne è un esempio, sottolinea lo
stesso cantautore durante il live di domenica 19 ottobre, la ragazza che
durante un funerale, si presenta lanciando chicchi di riso. Assurdo, non
pensate? Almeno per persone attaccante alle proprie convinzioni di “normalità”.
Quello che mi piace di
Alessandro, è proprio questo, riesce a rendere “normali” situazioni che per la
massa sono, invece, considerate folli.
L’album di Cives, mi pare di
intuire che sia, in parte, anche autobiografico, ma vi lascio il dubbio e ci
ritroveremo a parlarne meglio, durante un’intervista che gli dedicherò.
Intanto, invito tutti voi a
visitare il suo sito in aggiornamento : http://www.alessandrocives.it/
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