martedì 29 marzo 2016

PER DIECI MINUTI - CHIARA GAMBERALE

Cari amici del web, prima recensione di un autore noto e mio malgrado, negativa.
Oggi vi parliamo di "Per dieci minuti" il grande successone di "Chiara Gamberale".
Avevo sentito parlare di lei, perché ultimamente stanno promuovendo il suo ultimo lavoro: Adesso.
Ero a Milano per un viaggio di lavoro, sono entrata in libreria e attratta dalla copertina e dal suo colore, ho afferrato questo libro, ne ho letto la quarta di copertina ed essendo amante dei libri con una morale psicologica, non ho potuto far a meno di comprarlo.
Nella quarta c'era scritto di un viaggio, di un grande cambiamento, dell'affrontare l'abbandono. Argomenti che a me interessano molto. 
Ce l'avete presente quando vedete il trailer di un film in tv e ne rimanete affascinati, talmente tanto che vi precipitate al cinema a vederlo e poi... ne rimanete delusi?
Ecco... la quarta di copertina incita la lettura, il testo un po' meno.
Chiara, abbandonata da marito, inspiegabilmente, tradita, delusa, messa da parte.
Un marito che torna indietro e cerca di conquistarla ( che poi non ho capito come...).
Chiara perde il lavoro.
Chiara ha 35 anni e la psicologa la incoraggia ad affrontare la sindrome dell'abbandono attraverso un gioco: per dieci minuti al giorno, per un mese, la donna dovrà fare una cosa che non ha mai fatto prima.
Ottima l'idea, quasi geniale. Spiritosa, inconsueta, strana... Ed è questo che ti costringe ad andare avanti. Se non fosse che i dieci minuti che la protagonista impiega, sono dedicati a cose molto banali.
Inizialmente parte con il passarsi lo smalto fuxia, poco male, in quanto credevo fosse una cosa graduale... invece... 
E' carina anche l'idea del diario, il testo  è scritto in questo modo, senza troppo aver curato la grafica, la struttura, la stato temporale. Purtroppo il linguaggio composto da discorsi diretti e anche colloqui tra più persone, non è adeguato alla forma narrativa che di solito si da ai diari. Sembrano appunti più che pensieri. Stralci buttati li a caso.
Io avrei anche approfondito certe situazioni come il rapporto con la madre, con il marito stesso, con se stessa e i suoi conflitti interiori che vengono accennati appena e affrontati in modo banale.
Onestamente il "diario" sembra scritto da una diciassettenne che per sentirsi "figa" corre in un negozio e ruba, fa una cosa che non ha mai fatto.
Il modo di scrivere dell'autrice dimostra un'immaturità emotiva, il rifiuto di una serie di situazioni evidenti  che speravo andando avanti trovassero soluzioni o cambiamenti, ma che restano tali e quali.
A cosa servono quindi questi dieci minuti?
E' la prima volta che faccio fatica a leggere e terminare un libro. Noioso, sempre e tutto uguale. Però voglio dare una seconda possibilità all'autrice e presto acquisterò proprio il suo ultimo lavoro, mi deluderà ancora?

Concesion 


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