Cari amici del web,
due libri al mese, questa è la promessa che ho fatto a me stessa. Perché? Perché oltre a essere viaggi quasi gratuiti, insegnano tante cose.
Due giorni fa ho aperto “Alterazione del bene” di Matteo Angioni, è il secondo libro che leggo di questo autore e ogni volta mi sorprende. Tra "Un piccolo gesto" e questo, preferisco questo.
Il romanzo narra la storia di un incontro tra due donne, nato in circostanze pericolose e dolorose che le portano a vedersi una volta sola e poi a riprendersi nel futuro. Una storia centrata sull'odio, sulla perdita, sul perdono e sulla vendetta. Alessandra è vittima di se stessa, ma anche di un passato ricco di violenza e frustrazione. Ottawa è vittima di una perdita importante che la porterà a concentrarsi esclusivamente sul lavoro. Due immensi dolori affrontati da punti di vista completamente diversi.
Qual è il limite tra il bene e il male?
Cosa è veramente giusto o sbagliato?
Si può perdonare tutto o si si deve vivere con l’accettazione che persone ed eventi ci hanno aperto una cicatrice nel cuore che non si chiuderà mai?
Queste sono le cose che mi sono chiesta durante la lettura.
Nel libro ci sono pochi personaggi, ma con caratteri forti e contrastanti tra loro. Il modo che ha Matteo di scrivere e descrivere angosce, dolore, amore, odio, frustrazione e vendetta, è impeccabile a tal punto che io sono riuscita a sentire davvero l’angoscia e mi sono sentita molto vicina al personaggio di Ottawa. Sono pochi i libri che riescono a coinvolgermi emotivamente e questo è uno di loro. Devo dire che quando ho chiuso il libro, sono rimasta a bocca aperta. Un finale che non immaginavo. Un po’ mi ha spaventato perché alla fine, pur essendo frutto della fantasia dell’autore, non mi è difficile immaginare una storia così nella realtà.
La linea tra bene e male è sottile. Ma chi ha stabilito cosa è bene e cosa è male? Le nostre convinzioni, i nostri attaccamenti, la nostra famiglia.
Alessandra vive in una di quelle malate e di conseguenza il suo carattere matura in un modo contorto e pericoloso, soprattutto per se stessa.
Ottawa è convinta che perdonare sia la cosa migliore per vivere e continuare a farlo nel modo migliore, ma è davvero così? Prendere consapevolezza che qualcuno ci ha fatto del male, accettarlo e poi perdonarlo cercando di capire perché determinate persone fanno determinate scelte, è veramente giusto?
Io credo che anche qui ci sia un limite e Matteo lo delinea bene, soprattutto nel finale.
Alla fine, non si può salvare chi non vuole essere salvato e chi commette un errore e non vuole cambiare o essere aiutato, continuerà a farlo. Quindi il perdono serve veramente? O è solo una bugia che facciamo a noi stessi? Per sentirci meglio noi?
Potrei spiegare meglio le risposte, ma vi invito a leggere questo testo ricco di punti di riflessione.
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