Intervista
letteraria
L'abbiamo conosciuta tra i banchi delle fiere del libro più importanti d'Italia. Ha coinvolto Concesion in una serie di webinair sulla scrittura e ha risposto alla nostra intervista, lasciandoci senza parole. Chi? Roberta Visione
Quando hai
iniziato a scrivere e perché
Scrivo dai
tempi della scuola: spaziavo dai temi alle poesie, passando per i saggi brevi,
le versioni di latino e le analisi del testo. Ho proseguito con la scrittura
oltre la maturità, in modo soprattutto individuale, e quest’attività mi tiene
compagnia quando non mi sento in pace col mondo, quando voglio fare chiarezza
su ciò che mi rende dubbiosa o impaurita o semplicemente quando mi sento
ispirata. Perché ho iniziato a scrivere? In parte per motivi puramente
didattici, ma soprattutto perché sono profondamente introversa. Tramite la
scrittura riesco non solo a estrarre ricordi e sensazioni dai meandri dei miei
foltissimi pensieri, ma anche a esprimermi con quella libertà che oralmente,
faccia a faccia con qualcuno, non sempre riesco a prendermi. Infine, scrivo per
denunciare atteggiamenti nocivi per l’individuo quanto per la società e per
esaltare la bellezza della vita nonostante gli aspetti negativi.
Scrivere è una
fuga dalla realtà?
Dipende
dall’uso che un autore fa di ciò che scrive. Per quanto mi riguarda, la
scrittura è uno dei modi che uso per affrontare la realtà, per riportarne gli
aspetti positivi e per cercare di convivere con ciò che, secondo la mia scala
di valori, non è congeniale al mio modo di essere o di fare. Preferisco leggere
per evadere dalla realtà, sebbene mi piaccia molto estrapolare gli aspetti
realistici da storie “menzognere”.
Scrittura,
lettura e dislessia, ci hai mai pensato?
In parte devo occuparmene
perché insegno e mi ritrovo con alunni dislessici, per i quali si usano
strumenti compensativi e misure dispensative usando risorse tecnologiche personali
o fornite dalla scuola. In linea generale, invece, penso che si legga male (e
non poco, come si dice spesso in giro). Secondo me la lettura di tutto ciò che
semplifica e impoverisce la lingua può implicare problemi di lettura ad alta
voce e l’incapacità di formulare frasi usando un ricco bagaglio lessicale.
Inoltre, ahimè, a scuola siamo stati abituati più a scrivere che a parlare,
leggere ad alta voce o ascoltare fonti autentiche, ma per fortuna il sistema di
istruzione si sta ringiovanendo, soprattutto grazie ad alcuni docenti con
esperienza che si mettono in discussione e usano le metodologie che
costituiscono il pane quotidiano per insegnanti più giovani e tecnologici.
Parlaci del tuo
primo lavoro in due righe
Poesie di periferia: rabbie, delusioni, aspettative,
gioie e prospettive (pre)adolescenziali che possono essere di chiunque, non
solo le mie. Il frutto di solitudine, coraggio, rimpianto e ricerche.
Parlaci del tuo
ultimo lavoro in due righe
Gli opali indiani: una sfida a livello
di genere e traduzione. Articolo accademico: il frutto di anni di ricerche e sforzi.
Romanzo (bozza): liberamente tratto da storie vere. Poesie inedite: versi
maturi.
Cosa è cambiato
tra il primo e l’ultimo?
Le poesie
inedite trattano argomenti che si distaccano quasi completamente da quelli
riportati in Poesie di periferia e la
sperimentazione, che era accennata nelle poesie brevi contenute in questa
raccolta, ha preso prepotentemente piede nei versi non pubblicati. Inoltre, sono
entrati in gioco due generi letterari diversi (poesia vs. romanzo e articolo
accademico) e le tematiche e l’approccio alla scrittura hanno subito una
trasformazione. Non perché le poesie della raccolta Poesie di periferia mancassero di ricerche personali, anzi, vi sono
diversi riferimenti ad autori, testi e pittori ricavati dai miei studi, e note
a piè di pagina per evitare di pensare “Il povero suonatore? Sisifo? Heine? E
chi saranno mai?” Eppure, riguardo alla bozza del romanzo, a Gli opali indiani e all’articolo
accademico non potevo fermarmi alla semplice impressione o ispirazione
momentanea: la prima richiedeva approfondimenti maggiori sui contesti
storico-culturali, sulla scelta dei momenti e dei dialoghi adeguati al
personaggio e su altro ancora. Il romanzo poliziesco richiedeva una certa
attenzione verso il testo di partenza (lingua tedesca) e nella scelta delle
parole ed espressioni tipiche della lingua d’arrivo (italiano). Il tutto è
avvenuto tenendo in considerazione l’anno in cui Rubiner ha scritto il romanzo
(il 1910) e i luoghi descritti (Berlino in particolar modo), diversi da quelli
attuali. Infine, l’articolo accademico ha una struttura, uno scopo, un
destinatario e un linguaggio diversi da Poesie
di periferia.
Il tuo autore
preferito, perché?
Non ne ho uno
solo, perché tengo conto del modo di scrivere, del mondo che crea e soprattutto
dei messaggi che quella persona vuole trasmettere. Eppure, la prima che mi
viene in mente è J.K. Rowling: come altre persone, ha dovuto affrontare tante
peripezie sul piano privato e professionale, subendo anche diversi rifiuti. Ciononostante,
ha continuato ad aggrapparsi a ciò che aveva creato e ora è una persona famosa,
la cui saga (erroneamente vista come “romanzo per ragazzi”) si legge in modo
molto scorrevole sia in lingua originale sia in italiano. Grazie a Harry Potter ho potuto conoscere la mia
migliore amica e ho preso un bel 30 alla seconda prova d’accesso al TFA di
inglese. Oltre a ciò, mi ha da sempre affascinato e consolato questo mondo
nonostante i continui parallelismi col grande Tolkien, che stimo per la sua
capacità descrittiva, per aver creato mondi e idiomi straordinari, per le sue
qualità di linguista e professore e per aver ridato nuova linfa a saghe norrene
che andrebbero rivalutate e valorizzate. E poi c’è Richard Bach: avete presente
quando volete leggere un libro mainstream,
ma vi ci approcciate dopo anni? Ecco, a me è successo questo con quello che è
il mio libro preferito in assoluto, Il
gabbiano Jonathan Livingston. Anche se non ricordo le parole, il messaggio
di questa novella è così penetrante che lo adotto come stile di vita:
entusiasmo, emarginazione dal contesto sociale, fallimenti, nuove risalite e il
poter condividere la squisita scoperta di nuove prospettive insieme a persone
adatte.
Come è cambiato
il tuo lavoro con l’impatto del digitale
Più che
cambiato, si è amplificato. Innanzitutto, la creatività che ho sempre usato
negli appunti cartacei è una caratteristica dei miei file didattici e delle mie
verifiche scritte in formato Word o PDF: non possono assolutamente mancare
riferimenti a ciò che mi piace (es. frasi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, altrimenti noto come Il trono di spade). Inoltre, visivamente
è più facile rintracciare parole o frasi su un file Word che su un plico
cartaceo ed è più semplice strutturare il testo, quindi il lavoro di scrittura
si velocizza molto. Sono un’appassionata di tecnologia e non posso fare a meno
di usarla come insegnante, traduttrice e autrice.
Tu e i social
network?
Ho un rapporto
duplice: da un lato mi permettono di interagire con persone interessanti, che
condividono più o meno gli stessi ideali e scale di valori. Ho conosciuto la
mia migliore amica su un gruppo in cui si parlava di Harry Potter e Il Signore
degli Anelli e grazie a Facebook ho avuto modo di entrare in contatto con
autori, autrici, editor e persone degne della mia stima e del mio affetto. D’altro canto ho la repulsione dei
social e a volte vorrei cancellarmi da Facebook, Twitter, Instagram. Innanzitutto,
mi fa incazzare il fatto che la gente reagisca più sotto a video e GIF stupide
e che si diano troppo spazio alle notizie bufale e agli autoscatti con frasi
filosofiche che ci azzeccano quanto un Dalek e il desiderio di pace. Tutto ciò
va a discapito della qualità di certi contenuti e dall’alto si dovrebbe fare
una selezione di ciò che è più etico e giusto condividere, ma come si dice, “un
popolo ignorante è più facile da governare”, quindi vai di gattini e bocche a
culo di gallina! Inoltre, i social tendono ad allontanare le persone dal
presente, privandole di annoiarsi: penso che sia capitato almeno una volta
nella vita di stare a una festa o a una cena e di vedere i propri amici che non
si guardano in faccia perché intenti a scambiarsi messaggi (magari su una
persona presente). Voglio dire, se uno si annoia o vuole spettegolare su
qualcuno, perché non se ne va e si mette a chattare a casa o altrove? E questi
poveri studenti, cui non viene insegnata la misura e la morigeratezza nell’uso
dei social: ci perdono la vista, l’autostima e, ancora peggio, la libertà di
annoiarsi o di entusiasmarsi. Per me ci vorrebbero gli armadietti in tutte le
scuole per depositare i cellulari, proprio come li abbiamo al Carcere
Penitenziario di Secondigliano.
Cosa fai prima
di scrivere?
Raccolgo idee
in silenzio, anche mentre cammino, e soprattutto mi organizzo: il lavoro di
insegnante assorbe molto del mio tempo e per scrivere al meglio ho bisogno di
almeno 2-3 giorni di fila liberi. Quando mi cimento con la scrittura, indosso
le cuffie per ascoltare della sana musica rilassante che mi aiuta a
concentrarmi sulla scrittura.
Ricevuti
rifiuti? Come hai reagito?
Uff, sono più
le volte in cui ho ricevuto rifiuti che quelle in cui sono stata accettata.
Se il rifiuto
è un “no” secco o una critica distruttiva senza possibilità di confronto,
reagisco molto male. Puoi essere pure il Papa, ma non accetto le calunnie nei
miei confronti. Questo tipo di critica non mi porta nulla di buono e lo vedo
anche come un segnale di profonda invidia e complessi di inferiorità che si
proiettano sul prossimo: trovo pessimo il voler infangare gli altri per tentare
di brillare di luce altrui. Se, invece, mi si spiega bene il perché di un “no”,
con dei suggerimenti per migliorare il mio modo di scrivere o qualche mio
atteggiamento, allora sì, magari ci metto un po’ di tempo per capire cosa devo
fare e a volte posso pure rifiutarmi in un primo momento, ma poi ci rifletto e
all’occorrenza ringrazio e cerco di mettere in pratica l’insegnamento ricevuto.
Musa ispiratrice?
I sentimenti,
i pensieri e le esperienze dirette e indirette della vita; gli studi e tutto
ciò che mi appassiona.
Tu e il
sociale? Cosa ne pensi?
La penso un
po’ come Dickens e Orwell, fra i tanti: trovo giusto essere impegnati nel
sociale per denunciarne le storture, ma a prescindere dal proprio orientamento
religioso, politico, sessuale, eccetera. Trovo che l’impegno nella scrittura non
debba essere dominato da tali direzioni, anche perché, in tutta onestà, ormai
ogni cosa è condita dal sesso e il mercato dell’editoria è stracolmo di rosa ed
erotici, come se non si potesse parlare d’altro.
Perché leggere
i tuoi libri?
Poesie di periferia va letto per avere
una spalla di conforto quando ci sono delle difficoltà, per capire che non si è
soli a vivere determinate esperienze (bullismo, delusioni, lutto, …), per
ricevere ciò che spesso avrei voluto io in passato dagli altri, cioè tanto
ascolto e comprensione. Inoltre trovo più giusto dare nuovo vigore al genere
poetico che valorizzare sempre e comunque opere, dalla grammatica discutibile,
che trattano sempre gli stessi argomenti seguendo un unico canovaccio di stampo
spesso maschilista (es. uomo bello, ricco e potente vs. donna fragile e
timida).
Consiglio Gli opali indiani a chi vuole
approcciarsi ai polizieschi o a chi già ne è appassionato, perché in questo
modo può conoscere il modo in cui l’autore espressionista tedesco Ludwig
Rubiner ha composto il romanzo. Oltre a ciò, è interessante venire a conoscenza
di movimenti politici di cui spesso non si parla a scuola e cercare di capire
chi è il colpevole della scomparsa di Brandorff nel quartiere perbene chiamato
Tiergarten.
L’articolo
sull’approccio CLIL è consigliato a chi vuole ricorrere alle caricature di
Erich Ohser per far conoscere ciò che viene spesso taciuto a favore di una sola
immagine, cioè quella di una Germania completamente suddita del Nazismo.
Descriviti in
tre parole
Resiliente,
testarda, impulsiva.
Consigliaci un
collega
Ne
consiglierei alcuni, ma la prima che mi è venuta in mente è Esther Pellegrini,
soprattutto per la sua vena sarcastica e pungente mentre fa sguazzare la sua
penna o le sue dita su un foglio o su una tastiera. Come altre persone che
stimo e che voglio bene, nel suo modo di raccontare percepisco la capacità di
mostrare senza dire, il suddetto sarcasmo e la fame di fonti bibliografiche per
rendere il testo coerente con gli eventi storico-culturali di cui scrive.
Infine, la reputo determinata ed è una Grammarnazi di quelle incallite (per chi
non apprezza questo pregio, leggasi “rompiballe”!) Gestisce il gruppo Facebook,
anzi, la famiglia L’isola della scrittura
felice al quale partecipo con immenso piacere.
Eventi futuri
A breve
invierò la bozza del romanzo all’editor Sara Gavioli; presenterò Gli opali indiani e l’articolo accademico sull’approccio CLIL con
video in diretta sul gruppo Facebook UPA
– Un Pianeta Artistico e sul blog di Anna Nihil Ho voglia di libri veri. E poi, evento più importante, c’è il
matrimonio J
Contatti
robertafi.visone@gmail.com (mail
personale);
http://poesiediperiferia.blogspot.it
(blog di Poesie di periferia);
https://www.facebook.com/poesiediperiferia/?ref=br_rs
(pagina FB su Poesie di periferia);
https://www.facebook.com/groups/2019317278302875/
(gruppo FB UPA – Un Pianeta Artistico).
Le redazioni di Musa Distorta e In giro con l’arte ti
ringraziano e ti augurano in bocca al lupo per i lavori futuri, siamo certi che
saranno sempre u
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