venerdì 23 marzo 2018

Scoprendo la penna di... Roberta Visone

Intervista letteraria

L'abbiamo conosciuta tra i banchi delle fiere del libro più importanti d'Italia. Ha coinvolto Concesion in una serie di webinair sulla scrittura e ha risposto alla nostra intervista, lasciandoci senza parole. Chi? Roberta Visione




Quando hai iniziato a scrivere e perché

Scrivo dai tempi della scuola: spaziavo dai temi alle poesie, passando per i saggi brevi, le versioni di latino e le analisi del testo. Ho proseguito con la scrittura oltre la maturità, in modo soprattutto individuale, e quest’attività mi tiene compagnia quando non mi sento in pace col mondo, quando voglio fare chiarezza su ciò che mi rende dubbiosa o impaurita o semplicemente quando mi sento ispirata. Perché ho iniziato a scrivere? In parte per motivi puramente didattici, ma soprattutto perché sono profondamente introversa. Tramite la scrittura riesco non solo a estrarre ricordi e sensazioni dai meandri dei miei foltissimi pensieri, ma anche a esprimermi con quella libertà che oralmente, faccia a faccia con qualcuno, non sempre riesco a prendermi. Infine, scrivo per denunciare atteggiamenti nocivi per l’individuo quanto per la società e per esaltare la bellezza della vita nonostante gli aspetti negativi.

Scrivere è una fuga dalla realtà?

Dipende dall’uso che un autore fa di ciò che scrive. Per quanto mi riguarda, la scrittura è uno dei modi che uso per affrontare la realtà, per riportarne gli aspetti positivi e per cercare di convivere con ciò che, secondo la mia scala di valori, non è congeniale al mio modo di essere o di fare. Preferisco leggere per evadere dalla realtà, sebbene mi piaccia molto estrapolare gli aspetti realistici da storie “menzognere”.

Scrittura, lettura e dislessia, ci hai mai pensato?

In parte devo occuparmene perché insegno e mi ritrovo con alunni dislessici, per i quali si usano strumenti compensativi e misure dispensative usando risorse tecnologiche personali o fornite dalla scuola. In linea generale, invece, penso che si legga male (e non poco, come si dice spesso in giro). Secondo me la lettura di tutto ciò che semplifica e impoverisce la lingua può implicare problemi di lettura ad alta voce e l’incapacità di formulare frasi usando un ricco bagaglio lessicale. Inoltre, ahimè, a scuola siamo stati abituati più a scrivere che a parlare, leggere ad alta voce o ascoltare fonti autentiche, ma per fortuna il sistema di istruzione si sta ringiovanendo, soprattutto grazie ad alcuni docenti con esperienza che si mettono in discussione e usano le metodologie che costituiscono il pane quotidiano per insegnanti più giovani e tecnologici.

Parlaci del tuo primo lavoro in due righe

Poesie di periferia: rabbie, delusioni, aspettative, gioie e prospettive (pre)adolescenziali che possono essere di chiunque, non solo le mie. Il frutto di solitudine, coraggio, rimpianto e ricerche.

Parlaci del tuo ultimo lavoro in due righe

Gli opali indiani: una sfida a livello di genere e traduzione. Articolo accademico: il frutto di anni di ricerche e sforzi. Romanzo (bozza): liberamente tratto da storie vere. Poesie inedite: versi maturi.

Cosa è cambiato tra il primo e l’ultimo?

Le poesie inedite trattano argomenti che si distaccano quasi completamente da quelli riportati in Poesie di periferia e la sperimentazione, che era accennata nelle poesie brevi contenute in questa raccolta, ha preso prepotentemente piede nei versi non pubblicati. Inoltre, sono entrati in gioco due generi letterari diversi (poesia vs. romanzo e articolo accademico) e le tematiche e l’approccio alla scrittura hanno subito una trasformazione. Non perché le poesie della raccolta Poesie di periferia mancassero di ricerche personali, anzi, vi sono diversi riferimenti ad autori, testi e pittori ricavati dai miei studi, e note a piè di pagina per evitare di pensare “Il povero suonatore? Sisifo? Heine? E chi saranno mai?” Eppure, riguardo alla bozza del romanzo, a Gli opali indiani e all’articolo accademico non potevo fermarmi alla semplice impressione o ispirazione momentanea: la prima richiedeva approfondimenti maggiori sui contesti storico-culturali, sulla scelta dei momenti e dei dialoghi adeguati al personaggio e su altro ancora. Il romanzo poliziesco richiedeva una certa attenzione verso il testo di partenza (lingua tedesca) e nella scelta delle parole ed espressioni tipiche della lingua d’arrivo (italiano). Il tutto è avvenuto tenendo in considerazione l’anno in cui Rubiner ha scritto il romanzo (il 1910) e i luoghi descritti (Berlino in particolar modo), diversi da quelli attuali. Infine, l’articolo accademico ha una struttura, uno scopo, un destinatario e un linguaggio diversi da Poesie di periferia.

Il tuo autore preferito, perché?

Non ne ho uno solo, perché tengo conto del modo di scrivere, del mondo che crea e soprattutto dei messaggi che quella persona vuole trasmettere. Eppure, la prima che mi viene in mente è J.K. Rowling: come altre persone, ha dovuto affrontare tante peripezie sul piano privato e professionale, subendo anche diversi rifiuti. Ciononostante, ha continuato ad aggrapparsi a ciò che aveva creato e ora è una persona famosa, la cui saga (erroneamente vista come “romanzo per ragazzi”) si legge in modo molto scorrevole sia in lingua originale sia in italiano. Grazie a Harry Potter ho potuto conoscere la mia migliore amica e ho preso un bel 30 alla seconda prova d’accesso al TFA di inglese. Oltre a ciò, mi ha da sempre affascinato e consolato questo mondo nonostante i continui parallelismi col grande Tolkien, che stimo per la sua capacità descrittiva, per aver creato mondi e idiomi straordinari, per le sue qualità di linguista e professore e per aver ridato nuova linfa a saghe norrene che andrebbero rivalutate e valorizzate. E poi c’è Richard Bach: avete presente quando volete leggere un libro mainstream, ma vi ci approcciate dopo anni? Ecco, a me è successo questo con quello che è il mio libro preferito in assoluto, Il gabbiano Jonathan Livingston. Anche se non ricordo le parole, il messaggio di questa novella è così penetrante che lo adotto come stile di vita: entusiasmo, emarginazione dal contesto sociale, fallimenti, nuove risalite e il poter condividere la squisita scoperta di nuove prospettive insieme a persone adatte.

Come è cambiato il tuo lavoro con l’impatto del digitale

Più che cambiato, si è amplificato. Innanzitutto, la creatività che ho sempre usato negli appunti cartacei è una caratteristica dei miei file didattici e delle mie verifiche scritte in formato Word o PDF: non possono assolutamente mancare riferimenti a ciò che mi piace (es. frasi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, altrimenti noto come Il trono di spade). Inoltre, visivamente è più facile rintracciare parole o frasi su un file Word che su un plico cartaceo ed è più semplice strutturare il testo, quindi il lavoro di scrittura si velocizza molto. Sono un’appassionata di tecnologia e non posso fare a meno di usarla come insegnante, traduttrice e autrice.

Tu e i social network?

Ho un rapporto duplice: da un lato mi permettono di interagire con persone interessanti, che condividono più o meno gli stessi ideali e scale di valori. Ho conosciuto la mia migliore amica su un gruppo in cui si parlava di Harry Potter e Il Signore degli Anelli e grazie a Facebook ho avuto modo di entrare in contatto con autori, autrici, editor e persone degne della mia stima e del mio affetto. D’altro canto ho la repulsione dei social e a volte vorrei cancellarmi da Facebook, Twitter, Instagram. Innanzitutto, mi fa incazzare il fatto che la gente reagisca più sotto a video e GIF stupide e che si diano troppo spazio alle notizie bufale e agli autoscatti con frasi filosofiche che ci azzeccano quanto un Dalek e il desiderio di pace. Tutto ciò va a discapito della qualità di certi contenuti e dall’alto si dovrebbe fare una selezione di ciò che è più etico e giusto condividere, ma come si dice, “un popolo ignorante è più facile da governare”, quindi vai di gattini e bocche a culo di gallina! Inoltre, i social tendono ad allontanare le persone dal presente, privandole di annoiarsi: penso che sia capitato almeno una volta nella vita di stare a una festa o a una cena e di vedere i propri amici che non si guardano in faccia perché intenti a scambiarsi messaggi (magari su una persona presente). Voglio dire, se uno si annoia o vuole spettegolare su qualcuno, perché non se ne va e si mette a chattare a casa o altrove? E questi poveri studenti, cui non viene insegnata la misura e la morigeratezza nell’uso dei social: ci perdono la vista, l’autostima e, ancora peggio, la libertà di annoiarsi o di entusiasmarsi. Per me ci vorrebbero gli armadietti in tutte le scuole per depositare i cellulari, proprio come li abbiamo al Carcere Penitenziario di Secondigliano.

Cosa fai prima di scrivere?

Raccolgo idee in silenzio, anche mentre cammino, e soprattutto mi organizzo: il lavoro di insegnante assorbe molto del mio tempo e per scrivere al meglio ho bisogno di almeno 2-3 giorni di fila liberi. Quando mi cimento con la scrittura, indosso le cuffie per ascoltare della sana musica rilassante che mi aiuta a concentrarmi sulla scrittura.

Ricevuti rifiuti? Come hai reagito?

Uff, sono più le volte in cui ho ricevuto rifiuti che quelle in cui sono stata accettata.
Se il rifiuto è un “no” secco o una critica distruttiva senza possibilità di confronto, reagisco molto male. Puoi essere pure il Papa, ma non accetto le calunnie nei miei confronti. Questo tipo di critica non mi porta nulla di buono e lo vedo anche come un segnale di profonda invidia e complessi di inferiorità che si proiettano sul prossimo: trovo pessimo il voler infangare gli altri per tentare di brillare di luce altrui. Se, invece, mi si spiega bene il perché di un “no”, con dei suggerimenti per migliorare il mio modo di scrivere o qualche mio atteggiamento, allora sì, magari ci metto un po’ di tempo per capire cosa devo fare e a volte posso pure rifiutarmi in un primo momento, ma poi ci rifletto e all’occorrenza ringrazio e cerco di mettere in pratica l’insegnamento ricevuto.

Musa ispiratrice?

I sentimenti, i pensieri e le esperienze dirette e indirette della vita; gli studi e tutto ciò che mi appassiona.

Tu e il sociale? Cosa ne pensi?

La penso un po’ come Dickens e Orwell, fra i tanti: trovo giusto essere impegnati nel sociale per denunciarne le storture, ma a prescindere dal proprio orientamento religioso, politico, sessuale, eccetera. Trovo che l’impegno nella scrittura non debba essere dominato da tali direzioni, anche perché, in tutta onestà, ormai ogni cosa è condita dal sesso e il mercato dell’editoria è stracolmo di rosa ed erotici, come se non si potesse parlare d’altro.

Perché leggere i tuoi libri?

Poesie di periferia va letto per avere una spalla di conforto quando ci sono delle difficoltà, per capire che non si è soli a vivere determinate esperienze (bullismo, delusioni, lutto, …), per ricevere ciò che spesso avrei voluto io in passato dagli altri, cioè tanto ascolto e comprensione. Inoltre trovo più giusto dare nuovo vigore al genere poetico che valorizzare sempre e comunque opere, dalla grammatica discutibile, che trattano sempre gli stessi argomenti seguendo un unico canovaccio di stampo spesso maschilista (es. uomo bello, ricco e potente vs. donna fragile e timida).
Consiglio Gli opali indiani a chi vuole approcciarsi ai polizieschi o a chi già ne è appassionato, perché in questo modo può conoscere il modo in cui l’autore espressionista tedesco Ludwig Rubiner ha composto il romanzo. Oltre a ciò, è interessante venire a conoscenza di movimenti politici di cui spesso non si parla a scuola e cercare di capire chi è il colpevole della scomparsa di Brandorff nel quartiere perbene chiamato Tiergarten.
L’articolo sull’approccio CLIL è consigliato a chi vuole ricorrere alle caricature di Erich Ohser per far conoscere ciò che viene spesso taciuto a favore di una sola immagine, cioè quella di una Germania completamente suddita del Nazismo.

Descriviti in tre parole

Resiliente, testarda, impulsiva.

Consigliaci un collega

Ne consiglierei alcuni, ma la prima che mi è venuta in mente è Esther Pellegrini, soprattutto per la sua vena sarcastica e pungente mentre fa sguazzare la sua penna o le sue dita su un foglio o su una tastiera. Come altre persone che stimo e che voglio bene, nel suo modo di raccontare percepisco la capacità di mostrare senza dire, il suddetto sarcasmo e la fame di fonti bibliografiche per rendere il testo coerente con gli eventi storico-culturali di cui scrive. Infine, la reputo determinata ed è una Grammarnazi di quelle incallite (per chi non apprezza questo pregio, leggasi “rompiballe”!) Gestisce il gruppo Facebook, anzi, la famiglia L’isola della scrittura felice al quale partecipo con immenso piacere.

Eventi futuri
A breve invierò la bozza del romanzo all’editor Sara Gavioli; presenterò Gli opali indiani  e l’articolo accademico sull’approccio CLIL con video in diretta sul gruppo Facebook UPA – Un Pianeta Artistico e sul blog di Anna Nihil Ho voglia di libri veri. E poi, evento più importante, c’è il matrimonio J

Contatti
robertafi.visone@gmail.com (mail personale);
http://poesiediperiferia.blogspot.it (blog di Poesie di periferia);
https://www.facebook.com/poesiediperiferia/?ref=br_rs (pagina FB su Poesie di periferia);
https://www.facebook.com/groups/2019317278302875/ (gruppo FB UPA – Un Pianeta Artistico).
Le redazioni di Musa Distorta e In giro con l’arte ti ringraziano e ti augurano in bocca al lupo per i lavori futuri, siamo certi che saranno sempre u

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